fotogallery







catania

Luoghi di interesse storico e culturale - Chiese
Il palazzo degli Elefanti
Sorge sul lato nord della scenografica piazza Duomo. Alla sua costruzione, nel 1696 subito dopo il terribile terremoto del 1693, parteciparono numerosi architetti: il progetto originale fu realizzato da Giovan Battista Longobardo nel 1696, le facciate est, sud e ovest furono progettate da Giovan Battista Vaccarini mentre quella nord fu realizzata da Carmelo Battaglia.
Lo scalone d'onore che si apre sulla corte interna fu inserito infine nel XIX secolo da Stefano Ittar. All'interno del palazzo esiste un cortile quadrangolare con portici su due lati. Nell'androne del palazzo vengono conservate due carrozze del Settecento di cui una berlina che viene usata durante i festeggiamenti di Sant'Agata per portare il Sindaco alla Chiesa di Sant'Agata alla Fornace per la processione del giorno 3 febbraio. Nel salone d'onore al primo piano sono conservati dipinti del pittore catanese Giuseppe Sciuti.
Venne realizzato per volere della famiglia Paternò Castello Principi di Biscari a partire dalla fine del Seicento e per gran parte del secolo successivo, in seguito al catastrofico terremoto dell'11 gennaio 1693. Il nuovo palazzo venne edificato sulle mura di Catania, costruite per volere dell'imperatore Carlo V nel Cinquecento e che avevano in parte resistito alla furia del terremoto: i Biscari furono una delle poche famiglie aristocratiche della città che ottenne il permesso regio di costruire su di esse.

Palazzo Biscari sulle Mura di Carlo V.

La parte più antica del palazzo fu costruita per volere di Ignazio, terzo principe di Biscari, che affidò il progetto all'architetto Alonzo Di Benedetto, ma fu il figlio di Ignazio, Vincenzo, succeduto al padre nel 1699, a commissionare la decorazione dei sette splendidi finestroni affacciati sulla marina, opera dello scultore messinese Antonino Amato. Successivamente il palazzo fu modificato per volere di Ignazio Paternò Castello, quinto principe di Biscari, il quale lo fece ampliare verso est su progetto di Girolamo Palazzotto e, successivamente, di Francesco Battaglia. L'edificio venne infine ultimato nel 1763 ed inaugurato con grandiosi festeggiamenti.
Al palazzo si accede attraverso un grande portale su via Museo Biscari, che immette nel cortile centrale, adorno di una grande scala a tenaglia. All'interno, si trova il "salone delle feste", di stile rococò dalla complessa decorazione fatta di specchi stucchi e affreschi dipinti da Matteo Desiderato e Sebastiano Lo Monaco. Il cupolino centrale era usato come alloggiamento dell'orchestra, ed è coperto da un affresco raffigurante la gloria della famiglia Paternò Castello di Biscari. Si accede alla cupola attraverso una scala decorata a stucco (che il principe Ignazio chiamò "a fiocco di nuvola") all'interno della grande galleria affacciata sulla marina. Tra le altre sale vanno ricordate quella "dei Feudi", con alle pareti grandi tele rappresentanti i numerosi feudi dei Biscari; gli "appartamenti della principessa", costruiti da Ignazio V per la moglie, Anna Morso e Bonanno dei principi del PoggioReale, con boiseries di legni intarsiati e pavimenti di marmo di epoca romana; la "galleria degli Uccelli" e la "stanza di Don Chisciotte". Infine particolare importanza riveste il Museo, dove un tempo era raccolta la grande collezione archeologica (oggi in parte al Museo civico del Castello Ursino) di Ignazio V, grande studioso, archeologo e amante delle arti in genere.

Palazzo del Toscano
Il palazzo fu inizialmente costruito, ai primi del Settecento, su progetto dell'insigne architetto Gian Battista Vaccarini, ma la sua edificazione si fermò al primo piano soprastante gli ampi locali di servizio sulla strada, scanditi dagli archi in pietra bianca e nera tipici di altri monumenti del barocco catanese.Abitato dalla famiglia Tedeschi Bonadies baroni di Villermosa, nel 1858 fu destinato dall'ultimo discendente della casata al nipote Antonino Paternò 1º marchese del Toscano, che di lì a poco sarebbe divenuto primo sindaco di Catania, malgrado le precedenti affermazioni di fede borbonica. Il marchese del Toscano, a sostegno dell'ascesa del casato nell'Italia unita, decise di continuare la costruzione del palazzo, rimaneggiandone però l'architettura complessiva.Dopo un primo incarico al torinese Poletti, più rispettoso del primitivo impianto del Vaccarini, il marchese si affidò all'architetto milanese (ma attivo a Napoli) Errico Alvino che realizzò un'architettura neorinascimentale compatta e severa, ma chiaramente influenzata dall'eclettismo artistico dell'Ottocento e, insieme, dal gusto per gli ambienti "a tema" proprio dei palazzi napoletani. Il progetto di Alvino, fu ben presto d'ispirazione per altri palazzi della città come il vicino palazzo Beneventano della Corte.
I decori e l'arredamento della sale di rappresentanza, nonché i rivestimenti marmorei e gli affreschi del grandioso scalone d'onore, furono cura dell'erede primogenito Giovanbattista Paternò, II marchese del Toscano, sposato a una Caracciolo di Napoli e anch'egli sindaco di Catania in periodi alterni, tra cui quello coincidente con il completamento e l'inaugurazione del teatro Massimo Vincenzo Bellini. Per i decori furono chiamati i migliori artisti disponibili in quel momento sulla piazza catanese, da Alessandro Abate a Giuseppe Sciuti.


Casa Museo Giovanni Verga
Monumento nazionale dal 1940, Casa Verga è oggi museo regionale. Superato il portone d'ingresso, una scala di marmo conduce all'appartamento dello scrittore, sito al secondo piano dell'edificio di via Sant'Anna ( il primo piano è occupato dai 4000 volumi della biblioteca di Federico De Roberto). Quattro bacheche espongono riproduzioni dei manoscritti verghiani ( gli originali sono custoditi presso la Biblioteca Universitaria Regionale di Catania). Su una parete è esposta una pergamena decorata da Alessandro Abate, regalata a Verga dai soci dell'Unione in occasione del suo ottantesimo compleanno. In un angolo si trova il busto di Verga, opera dello scultore Bruno. Nella biblioteca sei librerie custodiscono i 2500 volumi che erano di proprietà dello scrittore. Sulle pareti della camera da letto si trovano due ritratti ad opera di Michele Grita.


Museo Civico Belliniano
Il Museo Vincenzo Bellini è ubicato a Catania all'interno del settecentesco palazzo Gravina Cruylas in Piazza San Francesco d'Assisi, 3, luogo ove nacque il musicista nella notte tra il 2 e il 3 novembre 1801.
La Casa natale venne dichiarata monumento nazionale il 29 novembre 1923 ed inaugurata il 5 maggio 1930. I vari ambienti rispecchiano la condizione originaria della Casa natale: le mattonelle esagonali, le volte a crociera, i piccoli balconi su via V. Emanuele, il suggestivo pozzo , ricreando la magia di un luogo che ha affrontato molteplici difficoltà prima di diventare istituzione museale.
Il percorso museale della Casa natale segue l'evolversi della vita e della carriera del compositore, inizia da un piccolo ingresso che porta all'alcova ove nacque il piccolo Bellini, per concludersi nella altrettanto piccola stanza funeraria (allora cucina). Di particolare interesse è la sala D, ove sono raccolti numerosi manoscritti musicali autografi.
Il Museo oggi dopo un lungo periodo di ristrutturazione vanta un nuovo allestimento e si è ingrandito, continuando la sua esposizione al piano nobile dello stesso palazzo; qui il visitatore potrà ammirare la prestigiosa collezione di pianoforti, che hanno suonato le magiche melodie del Cigno catanese, manifesti e locandine delle celebrazioni belliniane.

Il Castello Ursino
Il Castello Ursino fu voluto da Federico II di Svevia e sorse fra il 1239 ed il 1250.[1] L'imperatore aveva pensato il maniero all'interno di un più complesso sistema difensivo costiero della Sicilia orientale (fra gli altri anche il castello Maniace di Siracusa e quello di Augusta sono riconducibili allo stesso progetto) e come simbolo dell'autorità e del potere imperiale svevo in una città spesso ostile e ribelle a Federico. Il progetto e la direzione dei lavori furono affidati all'architetto militare Riccardo da Lentini che lo realizzò su quello che allora era un imprendibile promontorio di roccia sul mare, collegata con un istmo alla città ed alle mura cittadine. Fu dotato anche di un imponente fossato e ponte levatoio. Probabilmente il nome di "Ursino" dato al castello deriverebbe da Castrum Sinus ovvero il "castello del golfo".[2]

Via dei Crociferi
Via dei Crociferi: un raro esempio di unità architettonica, spesso definita la strada più bella della Catania settecentesca[24]. Essa ha inizio in Piazza San Francesco d'Assisi e vi si accede passando sotto l'arco di San Benedetto che collega la Badia maggiore alla Badia minore posta al di là della strada. La strada, contornata da chiese, monasteri e poche abitazioni civili, è un raro esempio di barocco siciliano. Nel breve spazio di circa 200 metri sono presenti ben quattro chiese. La prima è la chiesa di San Benedetto collegata al convento delle suore benedettine dall'arco omonimo che sovrasta la via. Ad essa si accede a mezzo di una scalinata ed è contornata da una cancellata in ferro battuto. Proseguendo si incontra la chiesa di San Francesco Borgia alla quale si accede tramite due scaloni. A seguire si incontra il Collegio dei Gesuiti, dal 1968 al 2009 sede dell'Istituto d'arte, con all'interno un bel chiostro con portici su colonne ed arcate. Di fronte al Collegio è ubicata la chiesa di San Giuliano considerata uno dei più begli esempi del barocco catanese. L'edificio, attribuito all'architetto Giovan Battista Vaccarini, ha un prospetto convesso e delle linee pulite ed eleganti. Proseguendo ed oltrepassando la via Antonio di Sangiuliano, si può ammirare il convento dei Crociferi e quindi la chiesa di San Camillo. In fondo alla via è ubicata Villa Cerami, che è sede della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Catania.

per info:comune di Catania