Sortino si trova a nord ovest da Siracusa da cui dista 30 chilometri. Dista 60 km da Catania È nell’alta valle dell’Anapo. 

 La necropoli di Pantalica (Buntarigah = grotte) è una delle più conosciute testimonianze storiche della città, composta da cinquemila grotticelle che furono scavate da diverse generazioni di ominidi, forse dai primi uomini di Neanderthal, sicuramente dai primi Sapiens Sapiens del Paleolitico e del Neolitico. L’opera è stata ,infine, completata in epoca protostorica dalla gente della Civiltà di Pantalica che le ha ri-utilizzate come tombe. 

 Le vicende che hanno accompagnato il comune di Sortino in Età medioevale sono legate alla famiglia nobile dei Moncada e successivamente agli eredi di Modica (1477). Il feudo di Sortino, molto appetibile per le indiscutibili ricchezze naturali, fu acquistato dalla famiglia Gaetani Baroni, originari della Toscana, il cui capostipite si era trasferito a Palermo in cerca di gloria e fortuna.

 I Gaetani saranno, per più di tre secoli, i principali protagonisti della storia, non solo di Sortino ma della intera provincia di Siracusa. Emblematico è stato l’aiuto che Pietro Gaetani diede alla ricostruzione del paese nella collina Aita, dove tuttora si trova, dopo il devastante terremoto del 1693 che colpì l’intera costa orientale sicula.

IL SAGRATO

Il sagrato non è una piazza pubblica, ma è uno spazio privato di esclusiva proprietà della Chiesa Madre di Sortino a servizio della quale è stato concepito con una funzione scenografica e artistica, per fare risaltare nel disegno geometrico delle tessere bicromatiche la mole dell’edificio sacro. La facciata barocca e il sagrato si fondono in armonia, rappresentano il frutto di una concezione spaziale che si sviluppa in un crescendo di emozioni. La vista d’insieme si percepisce accedendo dalla scala di via Municipio, la scala oggi ripida, sostituisce i gradoni a mosaico che portavano al sagrato con una alzata più allungata. La facciata della chiesa cattura subito l’attenzione del visitatore, infatti la costruzione scenografica originaria permetteva di capire il primato tra la chiesa ed il marchesato, il cui palazzo restava adombrato dalla mole del tempio sacro. Lo spazio, deputato agli eventi sacri e ai riti religiosi, è stato concepito come un tappeto, con disegni geometrici che riprendono l’ornamento dei vancali della nostra tradizione. Anche i vancali non erano tappeti ma entravano nella dote matrimoniale a corredo del letto. E’ uno spazio quindi di uso pubblico per finalità, infatti appartiene ai sortinesi che lo possono vivere nelle ricorrenze e attraversarlo come via di collegamento per accorciare le distanze. La cosa particolare di questo spazio è che è stato concepito come spazio privato chiuso il cui muro di cinta era ornato dai pilastri con le anfore sovrastate dalle pigne, simbolo della fertilità. Il mancato uso quotidiano l’ho ha preservato a lungo, mentre l’uso anche improprio lo danneggia.