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Modica

Chiese - Luoghi di interesse storico e culturale

Duomo di San Giorgio
Il Duomo di San Giorgio in Modica viene spesso indicato e segnalato come monumento simbolo del Barocco siciliano tipico di questo estremo lembo d'Italia. La chiesa di San Giorgio, inserita nella Lista Mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO, è il risultato finale della ricostruzione sei/settecentesca, avvenuta in seguito ai disastrosi terremoti che colpirono Modica nel 1542, nel 1613 e nel 1693 (il più grave, vedi Terremoto del Val di Noto); lievi danni apportarono i sismi nell'area iblea succedutisi nel corso del Settecento e nel 1848. L'interno della chiesa è a cinque navate, con 22 colonne sormontate da capitelli corinzi. Il tempio è dedicato ai martiri San Giorgio e Ippolito, e fra le navate vi si possono ammirare un monumentale organo con 4 tastiere, 80 registri e 3000 canne, perfettamente funzionante, costruito tra il 1885 e il 1888 dal bergamasco Casimiro Allieri; un dipinto di scuola toscana, L'Assunta del tardo-manierista fiorentino Filippo Paladini (1610); una pittura naif su legno, La Natività di Carlo Cane, del Seicento; la tela secentesca del Martirio di Sant'Ippolito del Cicalesius, una statua marmorea di scuola gaginiana, la Madonna della Neve della bottega di Mancini e Berrettaro, del 1511; il polittico dell'altare maggiore, composto da ben 10 tavole, attribuite per molto tempo al messinese Girolamo Alibrandi come opera del 1513. Ma gli storici dell'arte del Novecento attribuiscono in maniera definitiva l'opera al modicano Bernardino Nigro, datandola 1573; le pale raffigurano le scene della Sacra Famiglia e della vita di Gesù, dalla Natività fino alla Resurrezione e all'Ascensione, oltre a 2 riquadri con le classiche iconografie dei due santi cavalieri, San Giorgio che sconfigge il Drago, e San Martino che divide il proprio mantello con Gesù, che gli si presenta sotto le vesti di un povero accattone.

Duomo di San Pietro

Un documento del vescovo di Siracusa ne attesta l'esistenza in sito nel 1396, ma la data della sua prima edificazione è da collocarsi dal 1301 al 1350 circa, come attestato dallo storico secentesco Placido Carrafa. Eretta in collegiata con bolla di Clemente VIII del 2 gennaio 1597, due secoli dopo per Decreto Regio di Carlo III di Borbone (1797), ed in seguito a secolare disputa, è stata dichiarata Chiesa Madre al pari di San Giorgio, la chiesa "ufficiale" dei Conti. Fa parte anch'essa della lista dei Monumenti Bene dell'Umanità dell'UNESCO.

Chiesa di Santa Maria del Gesù
La chiesa di S. Maria del Gesù (1478-1481) e l'annesso convento (1478-1520), dichiarati Monumento Nazionale in quanto preesistenti ai terremoti del 1542, del 1613 e del 1693, appartennero ai Frati Francescani Minori Osservanti. Conserva uno splendido chiostro a due ordini in stile tardo-gotico, con tante colonnine variamente decorate e ognuna diversa dall'altra. Si tratta di un unicum in tutta l'Italia meridionale, con paragoni stilistici sopravviventi solo in Catalogna. La chiesa fu costruita restaurando un preesistente edificio francescano già presente almeno dal 1343, e grazie alla volontà e alla munificenza della contessa Giovanna Ximenes de Cabrera, al fine di celebrarvi, nel gennaio del 1481, le nozze della propria figlia Anna con Fadrique Enrìquez, primo cugino del Re di Spagna Ferdinando il Cattolico. Purtroppo la chiesa e il convento attualmente non sono visitabili, in quanto l'ex-convento è sede carceraria sin dal 1865. È visibile però il prospetto quattrocentesco della chiesa, in stile plateresco-catalano. Chiesa e Convento sono stati aperti al pubblico, a cura del Fondo per l'Ambiente Italiano, per due giorni ad aprile 2009, ed ancora il 22 aprile 2010, in occasione di manifestazioni pubbliche. A settembre 2010 la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali ha annunciato la conclusione dei lavori di restauro, mentre la storica riapertura al pubblico, dopo 146 anni di inaccessibilità, si è avuta il 20 aprile 2011, grazie all'ingresso dal portale gotico che dà sulla pubblica piazza, dopo che è stato reso autonomo l'accesso alla struttura penitenziaria. Adesso si attende l'affidamento a personale di guida e custodia, onde poter rendere visitabile il complesso monumentale a tempo pieno.

Chiesa del Carmine
La chiesa di Santa Maria del Carmelo, detta "del Carmine" (fine XIII - XIV sec.), è uno dei pochi monumenti che resistette alla violenza del terremoto del 1693. E infatti il prospetto, che aveva in parte superato anche i terremoti del 1542 e 1613, è arricchito da un bel portale risalente alla fine del Trecento, già dichiarato Monumento Nazionale all'inizio del XX secolo, sovrastato da un rosone francescano con dodici raggi, il tutto in stile tardo gotico chiaramontano

Chiesa di Santa Maria di Betlem con preesistente Cappella Palatina

La chiesa di Santa Maria di Betlem è una delle tre antiche collegiate (dal 1645) della città, e la sua presenza nel sito risale al XIV secolo. La facciata è di fine Cinquecento nella parte inferiore, mentre è stata ricostruita dopo il terremoto del 1693, per essere completata nel 1821 nel suo secondo ordine. Nasconde al suo interno una pregevolissima Cappella Palatina, detta anche Cappella Cabrera (1474-1520, Monumento Nazionale), in stile tardo gotico, sopravvissuta al terremoto del 1693 e incastonata nella nuova architettura settecentesca. L'arco di ingresso alla Cappella (deve il suo nome al conte Giovanni Cabrera, presente al Castello di Modica dal 1466, onde ringraziarlo per le ingenti donazioni fatte alla chiesa nel suo testamento del 1474[25]), con elementi decorativi arabi, normanni e catalani, è uno dei più bei monumenti che l'architettura abbia prodotto in Sicilia a cavallo dei secoli XV e XVI, dando persino nome ad uno stile artistico, il gotico - chiaramontano, che in Sicilia viene riconosciuto e descritto semplicemente come stile chiaramontano, a ricordo della dinastia dei Chiaramonte, conti di Modica, e regnanti a Palermo insieme ed in collaborazione ai re aragonesi. L'arco è composto da un fascio di colonne per lato riccamente arabescate, con infiniti ornamenti, bizzarri motivi vegetali e animali, figure di uomini grottesche o fantastiche; le colonne terminano con capitelli finemente scolpiti. L'organo monumentale in legno è del 1818, il soffitto a cassettoni ed il pavimento sono di fine Ottocento. Di buona fattura, dietro l'altare, la grande tela dell' Assunzione della Vergine, dipinta da Gian Battista Ragazzi nel 1713. Suggestivo in questa chiesa è anche il Presepe Monumentale permanente (1881/82), la cui scenografia è del cappuccino fra Benedetto Papale, con 62 statuette in terracotta realizzate a Caltagirone; all'esterno, in una parete a sinistra della chiesa, è incassata la Lunetta di Berlon, bassorilievo con Natività (fine Trecento), appartenente al prospetto della chiesetta di Santa Maria di Betlem che insisteva in precedenza sul luogo in cui sorge l'attuale Santa Maria; alla base della scultura si intravede una iscrizione in lettere gotiche.

Santuario della Madonna delle Grazie
L'edificazione del Santuario fu decisa in seguito al ritrovamento in loco, il 4 maggio 1615, di una tavoletta di ardesia raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino; la tavoletta bruciò incessantemente per tre giorni, dentro un cespuglio di rovi, senza consumarsi, per cui si gridò al miracolo, ed il popolo volle che ivi fosse innalzata una chiesa. I lavori, affidati all'architetto siracusano Vincenzo Mirabella, iniziarono subito, subendo una momentanea interruzione per la sopraggiunta morte del Mirabella, nel 1624. Un mausoleo all'interno ne contiene i resti mortali. Risalgono ai primi del Seicento il portale laterale, con le sue finissime decorazioni di stile tardo rinascimentale sotto il timpano spezzato, e probabilmente la torre campanaria alla sinistra del colonnato sul prospetto principale, peraltro rifatto, quest'ultimo, dopo il sisma del 1693, in stile tardo barocco, con le robuste colonne binarie sporgenti, che ricordano quelle del Duomo di San Giorgio. La Madonna delle Grazie fu proclamata Patrona Principale di Modica con Decreto Vescovile del 3 agosto 1627, come da richiesta della Civica Assise risultante nella Copia Consilii Civitatis Moticae del 1626, trovata presso l'Archivio generale dell'Ordine Carmelitano in Roma. Un dipinto sulla volta dell'abside, in cui campeggia Maria sullo sfondo della città, recita: Ecce Mothuca Mater Tua.